Il mondo del lavoro è radicalmente cambiato rispetto a solo un paio di decenni fa: non solo la tecnologia e la globalizzazione hanno richiesto un ricambio generazionale che non è avvenuto in tempo e che di fatto ha rallentato la capacità d’innovare in Italia. Ma probabilmente uno dei “mantra” degli ultimi anni è stato a lungo sottovalutato: se prima si cercavano soprattutto (o soltanto) competenze, oggi a far la differenza in una nuova generazione preparata e mentalmente pronta a raccogliere le sfide della globalizzazione la fanno le cosiddette soft skill. Sì, perché si è capito che sono le persone a far davvero la differenza all’interno di qualsiasi azienda e che bisogna essere pronti anche dal punto di vista caratteriale ed emotivo al mondo del lavoro.
Cosa sono le soft skill? Quali sono?
Fare la differenza con le persone è quindi diventato l’obiettivo numero uno. E’ per questo motivo che oggi vengono ricercate persone che abbiano doti ben radicate dentro di sé e che possano essere al servizio di un’azienda. Le soft skill sono tante ma possiamo qui elencarne qualcuna che al giorno d’oggi può davvero risultare decisiva in un qualsiasi contesto lavorativo.
Tra le più importanti c’è di certo il “problem solving“: ormai nelle aziende si deve essere pronti ad affrontare i tanti problemi o contrattempi che si susseguono durante una giornata di lavoro. Di fronte ad essi bisogna prima di tutto non essere preda della pressione, poi riuscire a gestire la situazione con intelligenza e capacità analitica anche sotto stress. Si tratta peraltro di episodi che formano sul campo un nuovo professionista e che lo rendono pronto ad ogni evenienza.
Autocritica da una parte ed autostima dall’altra sembrerebbero poi due qualità contrapposte, in realtà sono più legate di quanto si pensi. A ciò, inoltre, possiamo anche aggiunge il pensiero critico, necessario quando ci si trova di fronte a situazione inedite, e la capacità di poter lavorare in team, qualità che deve possedere necessariamente chi è capo di un gruppo di lavoro, da gestire con freddezza e autorevolezza, senza però cadere nella trappola dell’autorità.
E’ ovvio che ci sono soft skill innate e altre che possono costruirsi col tempo. Nel primo gruppo va di certo a posizionarsi la creatività: si tratta di una dote piuttosto rara e che in un mercato globalizzato caratterizzato da competitors di ogni tipo e provenienza può davvero risultare decisiva. Dal punto di vista più strettamente “umano” non si può non tenere in considerazione l’intelligenza emotiva, una qualità che aiuta non solo a gestire e sfruttare al meglio le proprie ma anche di capire più profondamente quelle degli altri (colleghi o clienti) in modo da avere con essi un approccio adeguato. Un po’ quello che accade con gli appassionati di poker, maestri di “empatia”, con cui è possibile giocare con i migliori casino online.
Le soft skill si possono sviluppare da adulti?
Ne abbiamo fatto cenno prima e la risposta è “ni”. Esistono alcune doti davvero innate ed altre, come ad esempio quella della flessibilità (sempre più richiesta dalle aziende) che possono essere acquisite col tempo e con esperienze lavorative.
Di certo noi umani possediamo un’ottima capacita di adattamento che ci aiuta col tempo a modificare noi stessi e il nostro modo di approcciare la realtà. Insomma, niente panico!
Come mostrare le proprie soft skill?
Rispondere a questa domanda è più complicato. In linea di massima si può affermare che un colloquio di lavoro deve far trasparire le proprie soft skill in modo chiaro e diretto, senza però correre il rischio di autocelebrarsi o compiacersi troppo. Queste competenze trasversali possono allora essere mostrate in modo “indiretto” parlando anche della propria vita personale, senza timore alcuno. E’ qui che, probabilmente, un’azienda può capire se ha davanti una persona che fa al suo caso.