-
Prescrizione delle cartelle Equitalia
Le cartelle esattoriali dell’Agenzia delle Entrate avvertono chi le riceve della presenza di un debito nei riguardi di un ente pubblico. Le informazioni e le specifiche del debito sono indicate all’interno della cartella, sul dettaglio della cartella di pagamento, dove vi è specificata natura e motivazione di ogni importo di cui è previsto il pagamento.
Considerati i diritti del consumatore, può capitare che si non abbia la possibilità di versare il saldo nell’immediato e, di fronte ad un mancato versamento, è possibile che il debito cada in prescrizione.
-
Che cos’è la prescrizione e quali sono i termini
Prima di passare a un esame approfondito sulle scadenze e sulle modalità di funzionamento, è bene ricordare cosa si intende con prescrizione. Quando discutiamo di prescrizione di una cartella esattoriale, parliamo nello specifico della scadenza del valore tributario. In termini pratici, il creditore perde i suoi diritti di riscossione e di conseguenza il debito cessa di essere valido in ambito tributario, liberando il consumatore dall’obbligo di pagamento.
La domanda immediatamente successiva è: Quando vanno in prescrizione le cartelle Equitalia?
Iniziamo dicendo che i termini di prescrizione delle cartelle esattoriali variano a seconda del debito del consumatore e alle specifiche dell’ente che ne chiede la riscossione. Indicarne le dirette specifiche è difficile, perché bisogna far fronte a diverse casistiche.
Da qualche anno a questa parte la Cassazione parla di prescrizione breve. Questo significa che la scadenza delle cartelle esattoriali propende verso i 5 anni, in un orientamento amministrativo a favore dei contribuenti. Una volta trascorsi i cinque anni la prescrizione è automatica, in quanto non è necessaria nessuna richiesta formale perché il debito venga considerato estinto a tutti gli effetti.
Per quanto questa regolamentazione comprenda definitiva parte di tutte le cartelle, è necessario non lasciarsi sfuggire eventuali eccezioni. Le scadenze, infatti, vanno da un massimo di 10 anni a un minimo di 36 mesi e variano a seconda delle specifiche legate all’ente a cui deve essere versato il pagamento e al debitore stesso.
In particolar modo tutte le prescrizioni legate a IVA, IRPEF, IRAP, Imposta di registro, Imposta ipotecaria e Imposta catastale hanno una valenza di 10 anni; le sanzioni amministrative come multe stradali, canone RAI, le imposte locali di Tari, Imu, Tarsu e Tasi, e i contributi previdenziali e assicurativi di INAIL e INPS di 5 (con la possibilità di ricorso per questi ultimi fino a 10 anni); infine, quelle legate agli aspetti più comuni della vita di tutti i giorni, quali per esempio il bollo dell’auto, hanno una scadenza di 3 anni.
Per impugnare o pagare una cartella c’è una decorrenza di 60 giorni dalla notifica della cartella stessa. Bisogna inoltre ricordare che i sessanta giorni da cui parte la data di conteggio non iniziano nel giorno della notifica ma da quello successivo.
-
Cosa sapere sul ricorso e come modifica le scadenze
Parlando dei termini di prescrizione, si è fatto presente un altro elemento che ne modifica la data: il ricorso o sollecito di pagamento.
Il periodo di scadenza delle cartelle di Equitalia si può infatti interrompere attraverso il rinnovo dei termini di prescrizione, che avviene nel momento in cui l’ente creditore invia al debitore una notifica di sollecito di pagamento.
Di conseguenza, il periodo per il calcolo della prescrizione parte dall’ultimo anno di notifica di sollecito.
-
Le ultime novità sul pagamento delle cartelle: il Decreto Sostegni
Il 21 maggio 2021 è stato emanato dal Governo Draghi il Decreto Sostegni, che ha apportato delle modifiche in materia di riscossione delle cartelle esattoriali.
Il decreto prende urgenti misure di sostegno per quelle imprese e quegli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali che hanno riscontrato difficoltà dopo e durante l’emergenza sanitaria COVID-19. Il programma attuato prevede condoni e rinvii di cartelle, oltre che la sospensione di alcune attività relative all’Agenzia delle Entrate.
-
Quali sono le misure del Decreto Sostegni
Entrando nello specifico, con l’approvazione del Decreto Sostegni sono state introdotte tre importanti novità: la prima è stata la misura relativa alla cancellazione delle cartelle esattoriali emesse nel periodo tra il 2000 e il 2010 di un importo massimo non superiore a 5.000 euro per tutti i soggetti con reddito inferiore a 30.000 euro; la seconda è stata quella relativa alla definizione agevolata degli avvisi bonari sui periodi di imposta del 2017 e del 2018 per i soggetti che hanno subito un calo del volume d’affari di almeno il 30% del fatturato rispetto al 2019; mentre la terza e ultima misura prevista dal Decreto è stata la proroga della sospensione di attività di notifica delle nuove cartelle e delle procedure di riscossione cautelari ed esecutive fino al 30 aprile 2021.
-
Cosa cambia nel pagamento delle cartelle esattoriali: chi ha diritto al nuovo condono
In pratica il Decreto prevede un nuovo impianto di ambito amministrativo nell’Agenzia delle Entrate, che promuove un’iniziativa a sostegno dei debitori.
Importante in particolar modo la misura sullo stralcio delle cartelle.
Per un totale di 666 milioni di euro, verranno cancellate tutte le cartelle esattoriali di quelle persone che hanno accumulato fino a 5.000 euro di debiti inclusivi di capitale, interessi per una ritardata iscrizione al ruolo e sanzioni, in corrispondenza a un reddito nell’anno di imposta 2019 imponibile fino a 30.000 euro.
Non è dunque un condono che riguarda tutti i consumatori, ma solo una determinata categoria, ossia coloro che alla data di entrata in vigore del Decreto hanno dimostrato di avere un debito di importo residuo fino a 5.000 euro, e che nel 2019 hanno posseduto un reddito che non superi i 30.000 euro complessivi lordi annui.
Tutti coloro che invece, pur rientrando nelle categorie sopracitate, hanno pagato il debito prima dell’emanazione del Decreto, non potranno richiedere indietro la somma pagata nè un rimborso parziale, perché il loro debito sarà considerato definitivamente acquisito dalla Cassazione.
-
Come richiedere il nuovo condono
Chi rientra in questa categoria e non ha ancora pagato il rispettivo debito non deve inviare nessuna richiesta formale o fiscale all’Agenzia delle Entrate. Si provvederà infatti automaticamente alla cancellazione dei debiti qui sopra esplicati.
-
Chi non rientra nel Decreto Sostegni
L’annullamento dei debiti non si applica tuttavia a: debiti sulle Risorse Proprie Tradizionali dell’Unione Europea e alla relativa imposta di importazione sul valore aggiunto; debiti derivati dal recupero di quegli aiuti di Stato che sono stati considerati illegittimi dall’Unione Europea; tutte quelle multe, ammende e sanzioni pecuniarie risultanti a seguito di provvedimenti penali.