Negli ultimi dieci anni, gli investitori italiani si sono trovati costretti, loro malgrado, a modificare le loro radicate abitudini ed attitudini finanziarie. A fare da spartiacque, in tal senso, è stata la grande crisi finanziaria innescatasi nell’ormai lontano 2008, quella che, partita dagli States in virtù della crisi sui mutui subprime, ha letteralmente travolto tutto il mondo. Italia, ovviamente, compresa. Per cercare di supportare l’economia, infatti, tutte le Banche Centrali più importanti del pianeta hanno azzerato i tassi di interesse, misura indispensabile per favorire il rilancio di imprese e famiglie, ma poco gradita dagli investitori di titoli obbligazionari, specie quelli legati al debito sovrano.
L’Italia, d’altro canto, ha sempre avuto nei propri titoli di Stato, BOT e BTP in primis, dei porti sicuri ai quali i propri risparmiatori potevano attraccare in tutta tranquillità, con la garanzia del capitale a scadenza e il riconoscimento di un ottimo tasso d’interesse. Uno scenario che, salvo alcune fasi particolarmente critiche del nostro paese, con lo spread ben oltre i 300 b.p., si è verificato raramente nell’ultimo decennio.
Ed ha costretto, di conseguenza, gli investitori del Belpaese a volgere il proprio sguardo verso altri asset finanziari. Per chi predilige rivolgersi allo sportello bancario, ovvero la maggior parte dei risparmiatori che non dispongono di un’adeguata cultura finanziaria, un mondo come quello dei fondi comuni d’investimento, al quale fanno riferimento le SGR (Società di Gestione del Risparmio gestito), è diventato noto e frequentemente utilizzato.
Non tutti gli investitori, però, sono rimasti soddisfatti di questa scelta. Un motivo, ad esempio, è insito nella mancata corretta spiegazione di alcuni fondi sottoscritti, che al loro interno, talvolta, incorporano una percentuale di titoli azionari in grado di provocare oscillazioni importanti sul capitale nominale investito; lo storno verificatosi negli ultimi mesi dello scorso anno, seppur totalmente riassorbito delle performance attuali, ha scottato, e non poco, gli investitori.
I fondi, nonostante costi di gestione talvolta salati, rappresentano uno straordinario strumento di diversificazione del rischio, grazie alla pluralità di titoli presenti negli stessi, ma non ne esiste uno in grado di garantire il capitale ad una determinata scadenza. E’ importante, quindi, sceglierli adeguatamente, rapportandoli al contesto nel quale si sottoscrivono e al grado di rischio che si è disposti a sopportare.